NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Dimorando i giovani in questo conflitto, né potendo per violenza alcuna aprir l'uscio, uno de' compagni, tiratosi da parte, vidde un cavallo che era nella corte al siepe legato; e avvicinatosi a lui, conobbe quello esser il cavallo del signore, e ad alta voce disse: - Acquetatevi, signor' cavallieri, e non procedete più oltre, perciò che 'l nostro signor è qua dentro; - e dimostrògli il cavallo legato al siepe. I compagni, veduto e conosciuto il cavallo, fermamente pensarono il duca esser dentro nella chiusa casa, e con grandissima allegrezza il chiamorono per nome. Il duca, sentendosi chiamare, subito conobbe quelli esser i compagni suoi; e assicuratosi della vita e dispuntellato l'uscio, aperse. Ed intesa la causa del suo chiudersi in casa, presero i malfattori, e strettamente legati, a Melano li condussero; e prima con affocate tanaglie furon tormentati: dopo, così vivi, da quattro cavalli squartati. La fanciulla, che Verginea si chiamava e lo scelerato trattato scoperto aveva, fu dal duca data in governo alla signora duchessa che l'ammaestrasse. E venuta alli nubili anni, in ricompensamento di tanto beneficio quanto il duca ricevuto aveva, fu in un gentil cavaliere con amplissima dote onorevolmente maritata. E presso questo le diede in dono il castello di Binasio, posto fra Melano e Pavia: il quale oggidì per le continove guerre è in sì fatta maniera distrutto, che non ci è rimasta pietra sopra pietra. E in tal modo i tristi e sciagurati finirono la vita loro, e la fanciulla col suo marito per molti anni felicemente visse.


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