Quanto al Caccìa, al pari del Pisano, era stato esaminato in foro non ecclesiastico, ed era bandito ed omicida, nemico egualmente di esso fra Tommaso, il quale ricettò nellasua cella Marcantonio Contestabile quando egli voleva ucciderlo per averne avuto un colpo di archibugio; ed avea detto di aver parlato con fra Tommaso nel giugno, mentre aveagli parlato nella settimana santa, e poi sul punto di morte si era ritrattato. Quanto al Pisano e a Gio. Battista Vitale, oltrechè erano scelleratissimi, non aveano mai parlato con fra Tommaso; e nel carcere di Castelvetere non si parlò di quello che disse il Pisano, come lo provavano la sconvenienza della cosa e le testimonianze del Bitonto e di fra Dionisio; il Vitale poi sul punto di morte si era ritrattato. Quanto al Pizzoni, esso era scandaloso, scellerato ed infame (e qui nota ad una ad una tutte le colpe di lui minutissimamente ed anche ingenerosamente, con un odio manifesto); avea promesso di ritrattarsi nelle cartoline scritte entro il Breviario, e si era una volta ritrattato, e poi era tornato alle prime dichiarazioni, onde dovea dirsi bilingue, detestato da Dio nell'ecclesiastico, e qual fede potea fare? Il Lauriana era falsario, come lo provavano le sue lettere mandate a fra Dionisio ed a' fratelli Ponzii, e varie altre circostanze rilevate nel processo; era infame, come lo provava la sua vita anteriore; ed esso fra Tommaso nella sua confessione non lo nominò, poichè essendo infame non aveagli mai parlato, ed anzi si rifiutò di farlo accogliere nel convento di Stilo, onde gli divenne nemico.
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