Mostratagli questa fede, la ratificò, negando di sapere che specie di scritture fossero state trovate nella cassa. Chiesero allora i Giudici se il Pisano avesse parlato con lui di cose ereticali e se egli ne avesse fatta denunzia a' superiori come era obbligato; ed egli rispose che il Pisano ne avea parlato anche in presenza dell'Adimari, del Conia e del Marrapodi, e consigliatosi col suo confessore D. Pietro Manno, dietro ordine di costui egli scrisse e mandò per D. Pietro medesimo un memoriale al Principe della Roccella, il quale lo partecipò al Vescovo di Gerace, e il Vescovo quando poi vennero "li rumori universali di Calabria" mandò un Commissario che l'esaminò. Così finì la sua deposizione, con un nuovo garbuglio, per lo quale venne poi commesso dalla Sacra Congregazione di Roma e sollecitato dal Vescovo di Caserta l'esame di D. Pietro Manno in Gerace. - Fu quindi esaminato fra Pietro Ponzio(302), ed egli narrò il trasporto della cassa del Bitonto presso fra Dionisio, per furti verificatisi nella camera in cui si trovavano e dovuti al Gagliardo, la sua istanza al carceriere che ponesse costui in altra camera e la rissa avvenuta per questo, la voce corsa che il Soldaniero e il S.ta Croce si erano concertati di far trovare le scritture proibite presso fra Dionisio, la ricerca fatta anche in camera sua con la scoverta di un libretto di poesie che egli teneva sul letto, e di altre scritture che stavano sotto la materassa del Gagliardo. Riconobbe il libretto di poesie e disse, "è scritto di mano mia et è intitolato (int. dedicato a) francesco gentile, e son sonetti del Campanella e di diversi altri autori, che sono andato radunando, et vanno per tutta questa città di napoli". Fece avve
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