) "il cielo azzurro è più grande di ogni nube, e dura anche di più."
Venezia, ottobre 1903.
MARIA PEZZÉ-PASCOLATO
FONTI
HANS CHRISTIAN ANDERSEN, Eventyr og Historier (Raccolta completa delle novelle nella edizione Reitzel citata). La parola danese Eventyr è intraducibile. Deriva dal tedesco Aventure, venuto a sua volta dal romanzo Adventura verso la fine del XII secolo quando incominciò ad usarsi insieme con l'indigeno Märchen. La forma danese derivata dal basso tedesco incomincia ad usarsi nelle scritture verso la fine del secolo XVI. Essendo considerata equivalente al tedesco Märchen, significa più tosto "novellina popolare" che "fiaba", quantunque non ne sia esatto sinonimo. Per l'Andersen, significa ordinariamente fiaba, perchè le novelle che non contengono alcun elemento soprannaturale son da lui intitolate "Storie" (cfr. R. Nisbet Bain, nella biografia citata più innanzi, pag. 139, in nota). Quanto a noi, possedendo la forma toscana "novella", che significa "narrazione tra il vero e il finto, e può essere favolosa o semplicemente immaginosa" (Tommaseo), non abbiamo bisogno di cercare altro, tanto più che il Boccaccio le chiama "novelle o favole o parabole o istorie che dir le vogliamo".
Per i necessarii raffronti nei casi di dubbiezza, mi sono valsa della traduzione inglese del Dr. H. W. Dulcken (Londra, Routledge), anche più fedele di quella di Mrs. Howitt; e della eccellente traduzione tedesca di H. Denhardt (Lipsia, Reclam). Le francesi sono per lo più di seconda mano, tanto è vero che l'errore di un vecchio traduttore tedesco il quale scambiò grimme (brutto) con grönne (verde), dal tedesco grün trapassò in una edizione francese, dove il brutto anitroccolo rimase per lungo tempo le petit canard vert.
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