Evviva!"
Non tanto chiasso!
- fece la sentinella.
Posso fare quanto chiasso mi pare e piace!
- ribattè il viaggiatore: "Sono il Principe Carnevale, e viaggio incognito sotto il nome di Febbraio."
Scese il terzo. Era magro come la quaresima, ma camminava col naso all'aria, perch'era parente dei Quaranta Cavalieri danesi, e del nostro Pescatore di Chiaravalle, di Maranguelone da Tuorgna e dello Schiesone: faceva lunarii e prediceva il tempo e le stagioni. Il mestiere, però, non era troppo lucroso, ed ecco perchè consigliava tanto i digiuni. Portava all'occhiello un mazzolino di violette, ma piccine piccine e stente.
Don Marzo, Don Marzo!
- gli gridò il viaggiatore sceso dopo di lui, e gli battè sulla spalla: "Non senti un buon odorino? Va' subito nella saletta dei doganieri: stanno bevendo un ponce, la tua bevanda prediletta. L'ho sentita subito alla fragranza. Corri, corri, Don Marzo!"
Ma non era vero niente; colui che parlava non voleva se non fargli una chiapperella, uno de' suoi famosi pesci, perchè aveva nome Aprile, e col primo pesce cominciava la sua carriera nella città. Sembrava molto allegro; lavorava poco, ma perchè aveva più vacanze di tutti.
Basterebbe che ci fosse un po' più di stabilità a questo mondo!
- disse: "Ma tal volta siamo di umore gaio, tal'altra uggioso, secondo le circostanze. Ora piove, ora fa sole; ora si sgombera, ora si torna. Io tengo una specie di agenzia di collocamenti, fitti e vendite, ed ho anche l'impresa dei trasporti funebri. Rido o piango, a seconda del momento.
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