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      Siete due esseri malefici, che bisogna ammazzare senza pietà.
      — Provati, ghignò il Cerruti.
      Sofia Brendel sorrideva nell'ombra. Persi il lume degli occhi e urlai:
      — Guardatevi! Voi mi avete giuocato. Badate ch'io non vi giuochi a vostra volta!
      — Provati, borbottò di nuovo il Cerruti.
      Avevo la testa in fiamme, nè potevo più contenere la mia rabbia. Uscii correndo e mi avviai direttamente allo stabilimento del signor Brendel.
      Io sono uno sciagurato, Perroni, la mia immaginazione e i miei sentimenti mi trascinano sempre a compiere le più spaventose pazzie! Quel giorno, ero in un orgasmo indescrivibile. Trovai il Brendel immerso nelle sue cifre. Lo apostrofai violentemente. Egli volse la testa verso di me, meravigliato. Lo vedo ancora con i suoi lineamenti tranquilli e con lo sguardo calmo e chiaro dell'uomo generoso.
      Gli urlai tutto, senza fermarmi, guardando per terra, poichè non osavo mirarlo in volto. Gli dissi del mio adulterio, delle confessioni orribili del Cerruti, degli scherni verso il marito. Avevo il corpo madido di sudore e tremavo come per febbre. Le frasi uscivano rapidamente dalla mia bocca, un po' sconnesse, ma incisive. Ogni parola era un delitto, ogni ricordo un'infamia.
      Il Brendel mi ascoltò fino alla fine, poi mi si fece accanto e mi gridò:
      — Vigliacco!
      Non vidi e non intesi più nulla, poichè caddi svenuto. Tornato in me, mi accorsi che riposavo sul mio letto, al lume di una candela, poichè era già notte inoltrata. Un amico, che sedeva al mio capezzale, mi disse che si era sparsa da un'ora la notizia del suicidio di Brendel.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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