Che il mondo dovesse continuare così per un pazzo? La lussuria grossolana da una parte, dall'altra la timidezza della donna, sottoposta da secoli alla schiavitù sessuale. E su tutti l'enorme rete dell'oro, la trappola alla vergine, la caccia spietata fatta dai grossi cani ringhiosi o dai piccoli buldog ripugnanti. La società mi pareva divisa in due campi: da un lato le vittime, dall'altro i ragni, fossero questi vecchi rammolliti o giovani idioti. Come spettatori e, talvolta, a raccogliere le briciole della tavola, i poveri, i bisognosi, impiegati, poeti e miserabili.
Un odore di carne fresca, dovunque, e di sangue sparso, un'acre ventata di lussuria, che fa allargare le narici ai vagabondi sotto le finestre chiuse e illuminate dei ricchi. Questo, soltanto questo! Avrei urlato di dolore, avrei pianto di rabbia, mi sarei gettato addosso a quell'omaccione, a batterlo in un impeto di ribellione, di difesa impossibile e pazza di una donna, che non mi aveva chiamato in suo aiuto.
Dovetti abbandonare il teatro per non cedere alla tentazione. Di fuori, l'incubo continuò. Mi passavano innanzi coppie, che passeggiavano a braccetto, in apparenza affettuose, l'uomo brutto, vestito con lusso, il più delle volte col cranio calvo e il collo grosso e corto, la donna pallida, delicata, gli occhi dolci e rassegnati. E passavano anche donnette sole, belle malgrado l'artificio della pittura, che precedevano di pochi passi qualche vecchio impomatato, ripugnante compare dal volto gonfio e bitorzoluto e dall'espressione ipocritamente libidinosa.
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