Oh piango! - E devo scrivere pei musei e pelle biblioteche.
Ho lavorato cinque ore. Scendo. Trovo i confetti della sposa.
21 febbraio. - Perchè sono sì sconfortato? - Si muore così bene a trent'anni.
25 febbraio. - Ho lavorato tutto il giorno, come un somaro, come uno scolaretto. A chi dedico ora i miei pensieri?
26 febbraio. - Ho sentito le campane - solenni - di San Carlo suonare come in quelle sere in cui dopo la mia malattia nel 74 io passeggiavo solo nei giardini pubblici... O Lidia, come Ti amo ancora!
Oh suicidio! - È sera: è buio. Dispero. - Lidia, non potei resistere. Lessi una tua lettera a me: tu fai voti pel mio avvenire. - Sono scorsi due anni e Tu mi hai dimenticato!
27 febbraio. - Hanno finito di sorridere per me le fanciulle.... e non mi hanno mai sorriso. - Come vi voglio bene, o miei ferri vecchi, o povere armi, che fra tante tempeste mi avete dato occasione a un po' di svago! Le conosco tutte: - alcune mi rammentano delle date: quando Lidia mi scrisse: quando scrissi a Lei: quando ero disperato: quando ero consolato... - Avevo giurato di non aprire più queste memorie, di perdere la chiave di questo cassetto. Se potessi mutare camera, idee, abitudini, e pigliare un po' di speranza!
28 febbraio. - Povero mio cuore!... Sciocco! povera mia carne che nulla godesti, che avesti l'inferno nelle fibre e che sarai mangiata dai vermi! Povera giovinezza che sei passata, senza godimenti, senza voluttà, senza ubbriachezze! - E il mio inno a Dio?
3 marzo. - È primavera: è giovedì grasso, ho assistito in cimitero alla cremazione del prof.
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