Attorno attorno, e lentamente e muto,
Orbo rimaso del suo truce amico,
Tornò col solo ferro al bosco antico.
Chi è Valentino? Sul principio ricorda tutti gli orrori della scena greca. Ma la vita lá, è tutta vegetativa, quegli esseri sembrano piuttosto strumenti del fato implacabile che dotati di libero e cosciente volere. È forse un personaggio come quelli di Byron, il quale ha spiegato psicologicamente gli orrori d'una coscienza degradata, ha dato coscienza a quegli esseri mitologici, e di ciò ch'era il sublime del fato ha fatto il sublime umano? Le creature di Byron hanno una coscienza che annunzia gran forza sí nel bene che nel male, ch'è4 tenebre con vivi raggi di luce. Ma qui nulla di simile.
Come Eugenia è l'ideale dell'ideale lombardo, cosí Valentino è l'ideale dell'ideale di Byron. Quel non so che di fosco, di truce, di terribile, che è nelle creazioni del poeta inglese, piglia tinte piú fosche, senza un punto luminoso: è l'angiolo infernale tutto d'un pezzo. Eugenio è l'autore del male inconsapevole, e, quando all'ultimo lo vedete rinselvarsi, sentite un senso profondo di pietá. Valentino ha piena coscienza del male, perché uomo colto, dotato di grandi forze e depravato dalla societá. Il poeta cumula in lui tutti gli orrori, tutto ciò che può far fremere l'uomo e la natura, lo involge nella doppia aureola - se posso profanare questa parola - dell'incesto e del parricidio. Combinazione venuta da Byron, ma esagerata, annerita.
L'effetto poetico dev'essere un profondo orrore.
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