E l'altra:
Da quest'Alpi infino a Scilla
La sua legge è il brando barbaroChe i suoi regoli invocar.
Da quest'Alpi infino a Scilla
È delitto amar la patria,
È una colpa il sospirar.
Anche qui vedete piccole situazioni che vi mettono innanzi tutto un mondo di sentimenti.
E quanta potenza d'immagini! Abituati a vedere quella bandiera, oggi la guardate con indifferenza, senza ricordare ch'è stata bagnata da tanto sangue ed ha ispirato tanto entusiasmo. I tre versi:
Il verde, la speme tant'anni pasciuta,
Il rosso, la gioia di averla compiuta,
Il bianco, la fede fraterna d'amor,
con che palpiti erano mormorati sotto voce, quando pareva un sogno veder sventolare la bandiera tricolore! Altrove, in una immagine che diventa l'incubo di Matilde, è scolpito lo straniero:
Ha bianco il vestito,
Ha il mirto al cimiero,
I fianchi gli fascianoIl giallo ed il nero,
Colori esecrabiliA un italo cor.
A siffatto modo tutto il mondo del 21 che poi si legò quello del 48, vi viene innanzi in poche e brevi poesie. E vi si presenta anche, come ho accennato, con mezzi nuovi, o, meglio, vecchissimi; ma ringiovaniti mercé nuove combinazioni melodiche, quelle a cui non pensava Stuart Mill. Dopo avervi detto del decasillabo, dovrei parlarvi dell'ottonario di Berchet, ch'è un capolavoro, perché l'ottonario è verso piú prosaico. Egli lo trasforma, con le combinazioni nuove della strofa; ci trovate quasi una domanda e poi la risposta. Cosí nel Romito del Cenisio:
Libertá volle, ma stolta!
Credé ai prenci; e osò commettereAi lor giuri il suo voler;
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