Il quale Folperti, s'era creduto d'ingraziarsi il fratello, lodando a lui la sorella, e Leopoldo gentilmente villano avčagli chiuso, prima la bocca, poi la porta sul viso; dopo, se n'era affatto scordato. Ma adesso, creātoselo appena a rivale, Leopoldo non lo potč pių soffrire, non gli parve pių il mondo, vasto per tutti e due abbastanza... o l'uno o l'altro... lė ci volea una soddisfazione... Soddisfazione? e di che?... E se il Folperti gliel'avesse accordata con lo sposare colei?
Ben seguitava a susurrargli il buon senso "come vuoi ch'ella ami una sė fātua cosa a bellezza ed a senno?" Ma saltō su a dire il sofisma "non si adorārono stātue? non si adorārono mostri? non si baciāron cadāveri?..." e Leopoldo, sospinto da geloso furore, schiuse di botta salda la porta, e fe' il corritojo, lungo, che divideva le sue dalle stanze di lei.
VI.
Era notte; e, nelle cāmere d'Ines, niun lume, ma le finestre aperte, sė che il raggio lunare e la brezza entrāvano a loro piacere. Leopoldo passō le due prime. E, nella seguente, era Ines, sur il poggiolo che rispondeva al giardino, seduta, e reclinando la testa all'indietro contro della persiana, gli occhi velati, semichiuse le labbra, in quell'abbandono di quasi-delėquio, che inonda chi pianse molto e molto si disperō. Piovčndole attorno, la luna ora piangeva per lei.
Leopoldo riste' a contemplarla un istante. Ed ella se lo sentė forse vicino, vicinėssimo anzi, ma tčnnesi immota.
Leopoldo tentō proferire un nome; la lėngua non gli ubbidė. Ei la obbligō, e disse: sorella!
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