Caricare queste ed i sostegni fu l'affare di un momento, ma al di là diedero di cozzo contro gli otto quadrati della brigata Parma, appoggiati da una potente artiglieria che vomitava mitraglia. Il principe Umberto aveva avuto appena il tempo di gettarsi in un quadrato del 49°, comandato dal maggiore Ulbrich. Lo spettacolo era imponente; da una parte una giovane fanteria, cui non intimidivano gli urrak dei cavalieri lanciati a briglia sciolta, dall'altra una brillante cavalleria che si gettava impavida contro quella muraglia di ferro e di fuoco. Ma i quadrati del 49° rimasero immobili come torri e la cavalleria austriaca vide spezzarsi tutti i suoi sforzi contro la muraglia di ferro della brava fanteria, superba di mostrare il suo sangue freddo e il suo eroismo al figlio primogenito di Vittorio Emanuele il quale, con serenità d'animo dava l'esempio del coraggio e della devozione al dovere.
Dopo inutili, ripetute cariche gli avanzi del reggimento Trani retrocedettero laceri e malconci; quando il Radakowschi li riannodava appena 200 risposero all'appello.
Al rumore delle cannonate la divisione Bixio era accorsa a spiegarsi sulla sinistra del principe il generale ordinava al suo capo di stato maggiore, tenente colonnello di San Marzano di porsi alla testa dei tre squadroni di cavalleggeri di Saluzzo, muovere in ricognizione e portare soccorso, occorrendo, a S. A. R. Il tenente colonnello di San Marzano si slancia alla testa dei suoi bravi squadroni si avventa contro la cavalleria nemica che tentava sfondare i quadrati della fanteria della divisione del principe e concorre a decimarla; per questo fatto brillante Di San Marzano veniva decorato della Croce di Ufficiale dell'ordine militare di Savoia.
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