E così facendo, la società, in tutto il campo dell'attività estranea al codice penale, non fa che seguire una legge naturale, che vale anche pel mondo fisico.
La natura reagisce sempre, con una sanzione muta ma inesorabile contro chiunque viola le sue leggi: chi sporge troppo da una finestra, anche colle intenzioni più benefiche, cade e si uccide chi mangia troppo, anche senza motivi ignobili di ghiottoneria od altro, chi mangia, colle migliori intenzioni, una sostanza antiorganica, si ammala e soffre, e talvolta muore chi abusa del lavoro mentale o muscolare, anche per uno scopo santo, finisce colla demenza o coll'anemia.
Così, nella vita sociale, lo sbadato, che senza cattive intenzioni, ma anzi col dispiacere continuo del proprio difetto e col proposito sempre rinnovato e sincero di correggersi, urta i passanti, fa cadere un oggetto prezioso o cagiona un danno altrui è sfuggito, rimproverato, malvisto. Si può anche riconoscere che " non è colpa sua " l'essere così, ma la reazione sociale non segue meno per questo le sue azioni individuali dannose od incomode. Il commerciante, l'industriale, che per amore del bene, del progresso, dell'utile sociale, inizia una nuova impresa ed ha la disgrazia di non riuscire, fallisce, è lasciato in miseria, pur riconoscendo ch'egli non ebbe malvagia intenzione, anzi riconoscendo il contrario.
Che più? Chi compie un atto antigiuridico, senza volontà di commetterlo, è punito, non solo colla reazione sociale dell'opinione pubblica o delle conseguenze economiche, ma della vera e propria condanna penale, come nel caso di “omicidio involontario”.
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