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      Sopra le quali poi che gli altri pittori incogniti e cogniti ànno detto il loro parere, mi fia lecito ancora a me il dirlo, che siano nel sole, come bruscholi dentro una caraffa, che vagando per quella si acostino ora alla circunferenza et si faccino visibili, et ora si incentrino et così si vadino spegniendo. Non lo conoscho, ma mi pare più verisimile che siano stelle che passando si interponghino fra noi e 'l sole, se bene anche in questo ci ò qualche dubbio. L'una, che io non ò mai vedute in sulla circonferenza apunto, ma ben vicine, e sempre entrare (se però passano) di verso oriente et andare verso occidente, et molte spegniersi, nè mai nissuna condursi al fine della estremità della circonferenza. Molte ne ò viste ovate, massimo negli estremi; dove dice il Padre Grembergero che viene che noi aquistiamo della parte luminosa, et però ci pare ovata: la qual ragione mi quieterebbe, se però non fusse in contrario a quel che il senso mi mostra; che le ovate, che io ò viste, mi apparivano così [vedi figura 666a.gif], con la parte ombrosa verso il centro del corpo solare, in queste contrasegniate così [vedi figura 666a.gif], et altre tonde chiaramente. Ora se mi è parso, non lo credo, perchè l'ò fatte vedere ad altri ancora; nè credo sia imperfezione dello ochiale, poi che le veggo varie, et delle tonde et delle bislunghe: nè credo siano un cumolo di stelle, se però fra di loro facendo un cerchio non lasciassero uno spazio di spiracolo di foro del corpo solare. Ma mi dà noia quel sempre esser la parte più carica di scuro verso il centro del corpo solare: però non essendo pasto da mia denti, ci lascierò pensare a voi.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





Padre Grembergero