Il Gran Duca mi dimandò se le lezzioni private erano di maggior frutto; ed io li dissi di sì, perchè la familiarità del dire facilita e domestica assai la severità e maestà delle demostrazioni geometriche, la quale è necessario mantenere in publico. Ma quello che fu più il bello, e che fece stupir me ed il Sig.r Enea, fu che il Sig.r Can.co Bellavita, lodando certi loro congressi Accademici, disse che la sera avanti, toccando a lui argomentare, haveva provato che la terra si muoveva ed il cielo stava fermo, e che il giorno seguente, che sarà hoggi, sostenerà tutto il contrario. Madama mi guardò sorridendo, ed io abbassai gli occhi e non dissi altro, non essendo interrogato.
Gli voglio dire un'altra cosa, la quale forsi non li sarà nova; ed è che, senza occasione nessuna, si è sparso nome per questo Studio che io mantengo le opinioni di V. S. e che son contro Aristotile e che strapazzo la filosofia, e che questo sarà un concitarmi contro tutti gli scolari e lo Studio: e di ciò son stato avisato. Io ho risposto, che non credo che a quelli, che si piglino questi pensieri di me, dia noia che mi conciti contro li scolari e lo Studio, ma forsi li deve travagliare il vedermi tanto da' scolari e dal Studio favorito, e la mia casa tanto frequentata, massime che avanti io venissi qua si era detto che io non haverei hauti scolari; dissi di più che io non haverei mai dal canto mio fatta azzione indegna, e che nel resto poco mi curavo di chi, senza cagione, di me si volesse dolere. In publico io camino longo Arno con bella comitiva ogni sera, finita una mia lezzione; e credo che questo facci rodere i maligni ed invidi.
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