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      Sopra il tumulo continuava ad ardere il fuoco, necessario dicevano gli anziani, per allontanare gli spiriti maligni, utile ad ogni modo perchè non fosse profanato dai cani.
     
     
      L'adunata.
     
      In breve, essendosi sparsa tutto all'intorno la notizia del conflitto e quella eziando del pericolo imminente che sovraincombeva ai Liguri del litorale, molti di questi affluirono nella caverna, e, interrogati i reduci, commentarono il caso con voce concitata, non dissimulando l'ansietà che li opprimeva.
      Era urgente provvedere alla salvezza della tribù, e perciò, collo squillo di conche marine e col suono di rozzi tamburelli, coloro che esercitavano maggiore autorità sui compagni convocarono i guerrieri sparsi nella vallata; e, ben presto questi, sopravvenuti in gran numero, si adunarono con essi a consiglio. Quali accoccolati sul terreno, quali accovacciati o seduti, ed altri ancora ritti in piedi alle spalle del primi ed appoggiati alle proprie lancie, formarono un gran circolo, nel mezzo del quale prese posto il Nibbio, il capo venerato di cui tutti apprezzavano il valore e la sagacia.
      Chi era costui che portava un nome così suggestivo ed esercitava sì grande ascendente sui suoi compagni?
      In lui s'impersonavano le più nobili doti morali e i più spiccati caratteri fisici della sua schiatta: coraggioso senza ostentazione, prudente, astuto, sentiva sovente impulsi generosi, offuscati tuttavolta dagli istinti rudi e violenti ereditati dai suoi maggiori e che i costumi primitivi della tribù non tendevano certo ad attutire.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





Liguri Nibbio