Che fin qui s'č prodotto č per prodursiAnco nell'avvenire, e con le stesse
Condizļoni e nella stessa guisaEssere e crescer debbe, e tanta possa
Avere in sč medesmo a punto quantaPer naturale invarļabil legge
Gli fu sempre concessa. Nč la sommaVarļar delle cose alcuna forza
Non puņ gią mai; perchč, nč dove alcunaSpezie di semi a ricovrar se 'n vada
Lungi dal tutto non si trova al mondo,
Nč meno ond'altra vļolenza esternaCrear si possa e penetrar nel tutto
Impetuosamente e la naturaMutarne e volger sottosopra i moti.
Non creder poi che maraviglia apportiChe, essendo tutti i primi semi in moto
La somma non pertanto in somma quietePaia di star, se non se fosse alcuno
Mostra del proprio corpo i movimenti.
Poscia che de' principii ogni naturaLungi da' nostri sensi occulta giace:
Onde, se quelli mai veder non puoi,
Ti fien anco nascosti i moti loro;
Massime perchč spesso accader suoleChe quelle cose che veder si ponno
Celan mirate da lontana parteAnch'elle i propri moti agli occhi nostri.
Poichč sovente in un bel colle apricoLe pecore lanute a passi lenti
Van bramose tosando i lieti paschi,
Ciascuna ove la chiama, ove l'invitaLa di fresca rugiada erba gemmante,
E vi scherzan lascivi i grassi agnelliVezzosamente saltellando a gara:
E pur tai cose, se da lungi il guardoVi s'affissa da noi, sembran confuse
E ferme, quasi allor s'adorni e veliDi bianca sopravvesta il verde colle.
In oltre; allor che poderose e grandiSchiere di guerra in simolacro armate
Van con rapido corso i campi empiendo,
E su prodi cavalli i cavalieri
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