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      Ne' ripostigli suoi fugge e s'asconde,
      Prima allor vacillando in piè si rizza,
      E quindi in tutti a poco a poco i sensiRiede e l'alma ripiglia. Or questa dunque,
      Mentre chiusa è nel corpo, avrà da tantiMorbi travaglio e fia distratta e sparsa
      In così varie e miserande guise,
      E creder vuoi ch'ella medesma possaPriva affatto del corpo all'aere aperto
      Viver fra i venti e le tempeste e i nembi?
      Perchè, in oltre, sanar con medic'arteSi può la mente com'il corpo infermo
      E sedarne i tumulti; anco da questoApprender puoi che l'è soggetta a morte.
      Poich'è mestier ch'aggiunga parti a partiE l'ordin cangi o dall'intera somma
      Qualche cosa detragga ognun che pigliaA varïar la mente o qualunqu'altra
      Corporea essenza trasmutar procura.
      Ma possibil non è che l'immortaleCangi sito di parti o nulla altronde
      Riceva o perda del suo proprio un iota:
      Poichè, qualunque corpo il termin passaDa natura prescritto all'esser suo,
      Quest'è sua morte, e non è più quel desso.
      L'animo adunque, o sia da morbo oppressoO da medica man restituito
      Nel primiero vigor, chiaro ne mostra,
      Com'io già t'insegnai, d'esser mortale.
      Talmente par ch'alla ragion fallaceS'opponga il vero e gl'interchiuda affatto
      Di refugio e di scampo ogni speranza,
      E con doppio argomento il falso atterri.
      Spesso, in somma, veggiam ch'a poco a pocoPerisce l'uomo e perde il vital senso
      A membro a membro: pria l'ugna e le ditaLivide fansi, i piè quindi e le gambe
      Muoiono, e scorre poi di tratto in trattoPer l'altre membra il duro gel di morte.
      Or, se dell'alma la natura adunque


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330