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      Vi sono tra coloro che rivendicano, con aggettivi vari o senza aggettivi, il nome di anarchici, due frazioni: i partigiani e gli avversari dell’organizzazione.
      Se non possiamo riuscire a metterci d’accordo, cerchiamo almeno di comprenderci.
      E prima di tutto distinguiamo, poichè la questione è triplice: l'organizzazione in generale come principio e condizione di vita sociale, oggi e nella società futura; l’organizzazione del partito anarchico; e l’organizzazione delle forze popolari e specialmente quella delle masse operaie per la resistenza contro il governo e contro il capitalismo.
      La necessità dell’organizzazione nella vita sociale, e quasi direi la sinonimia tra organizzazione e società, è cosa tanto evidente che si stenta a credere come si sia potuta negare.
      Per rendersene conto bisogna ricordare quale è la funzione specifica, caratteristica del movimento anarchico, e come gli uomini e i partiti sono soggetti a lasciarsi assorbire dalla questione che più direttamente li riguarda, dimenticando tutte le questioni connesse, a guardare più la forma che la sostanza, infine a vedere le cose da un lato solo e perdere così la giusta nozione della realtà.
      Il movimento anarchico cominciò come reazione contro lo spirito di autorità, dominante nella società civile, nonchè in tutti i partiti e tutte le organizzazione operaie, e si è andato ingrossando man mano di tutte le rivolte sollevatesi contro le tendenze autoritarie ed accentratrici.
      Era naturale quindi che molti anarchici fossero come ipnotizzati da questa lotta contro l’autorità e che, credendo, per l’influenza dell’educazione autoritaria ricevuta, che l’autorità è l'anima della organizzazione sociale, per combattere quella combattessero e negassero questa.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338