Gli uni, i soddisfatti, credettero opportuno aggiungere alle persecuzioni ed ai massacri l’arme della corruzione e dell’inganno; mentre gli altri, quelli che sotto il nome di democratici aspiravano ad impadronirsi del governo, pensarono a mistificarlo e servirsene.
D’altra parte vi erano dei socialisti i quali si trovarono disposti ad accordarsi a quella borghesia che fieramente avevano combattuta. O stanchi della lotta e domati dalle persecuzioni: o perchè in essi il sentimento socialista e rivoluzionario non era in realtà mai penetrato al disotto dell’epidermide e spariva col raffreddarsi dei primi entusiasmi giovanili; o perchè avevano immaginato che la vittoria fosse facile e vicina ed erano sconcertati dalla scoperta di ostacoli non sospettati, essi cercavano, forse anche senza rendersene conto esatto, un’occasione, un pretesto decente per piegare bandiera e farsi accogliere in mezzo al campo nemico…
Il terreno comune su cui si incontrarono i borghesi, che cercavano di corrompere, e quei socialisti, che cercavano di essere corrotti, fu l’urna elettorale. Nè il danno sarebbe stato grande. Ma i traditori, gli ambiziosi e gli stanchi riuscirono purtroppo a trascinare all’urna molti buoni, che credevano sinceramente di acquistare una nuova arma di lotta contro la borghesia, e di avvicinare con quel mezzo l’avvenimento della rivoluzione.
Naturalmente per mascherare la manovra il passaggio si fece a gradi.
Al principio non s’infirmò nessuna delle conclusioni acquisite al programma socialista.
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