Negromanzie selvatiche
L'oriuolo di re Luigi
Sogno del monte di Parnaso
AGNOLO FIRENZUOLA
Una complicata vicenda
L'amante gabbato
Il testamento da beffe
Santolo e Fallalbacchio
La scimmia taglialegna
Il figlio della neve
ANTON FRANCESCO GRAZZINI (IL LASCA)
La beffa a Neri Chiaramontesi
Il falso morto
Il prete ingannatore ingannato
La beffa a San Simone berrettaio
Il rubino di Gusparri del Calandra
L'inganno al fidanzato
G. B. GIRALDI (CINTIO)
Il moro di Venezia
Ricchezza sulla carta
ANNIBAL CARO
Il capitano Coluzzo
GIORGIO VASARI
Il bertuccione querelato
Gli angeli con i cappucci
ANTON FRANCESCO DONI
Il villano onesto
Un barone geloso e la moglie arguta
Favola del lìone di marmo
Gli amanti beffati
IL NOVELLINO
COME SI PAGA IL FUMO?
Qui si determina una nova quistione e sentenzia che fu data in Alessandria.
I
N Alessandria, la quale è nelle parti di Romania, a ciò che sono dodici Alessandrie le quali Alessandro fece il marzo dinanzi ch'elli morisse; in quella Alessandria sono le rughe ove stanno i Saracini li quali fanno i mangiari a vendere, e cerca l'uomo la ruga per li più e netti mangiari e più dilicati, sì come l'uomo fra noi cerca de' drappi. Un giorno di lunedì, un cuoco Saracino lo quale avea nome Fabrac, stando alla cucina sua, un povero Saracino venne alla cucina con un pane in mano. Danaio non avea da comperare da costui, tenne il pane sopra il vasello, e ricevea lo fumo che n'uscia; e inebriato il pane del fumo che n'uscia del mangiare, e quelli lo mordea, e così il consumò di mangiare. Questo Fabrac non vendèo bene questa mattina. Recòlsi a mala agura e a noja, e prese questo povero Saracino e disseli: pagami di ciò che tu hai preso del mio. Il povero rispose: io non ho preso della tua cucina altro che fumo. Di ciò hai preso del mio mi paga, dicea Fabrac. Tanto fu la contesa, che per la nova quistione e rozza e non mai più avvenuta, n'andaro le novelle al Soldano. Il Soldano per molta novissima cosa raunò savi, e mandò per costoro. Formò la quistione. I Savi Saracini cominciarono a sottigliare, e chi riputava il fumo non del cuoco, dicendo molte ragioni: il fumo non si può ricevere, e torna ad elemento, e non ha sostanzia né proprietade che sia utile; non dee pagare. Altri dicevano: lo fumo era ancora congiunto col mangiare, era in costui signoria e generavasi della sua proprietade, e l'uomo sta per vendere di suo mestiere, e chi ne prende è usanza che paghi. Molte sentenzie v'ebbe. Finalmente fu il consiglio: poi ch'egli sta per vendere le sue derrate, tu et altri per comperare, dissero, tu, giusto Signore, fa che 'l facci giustamente pagare la sua derrata secondo la sua valuta. Se la sua cucina che vende dando l'utile proprietà, di quella suole prendere utile moneta, e ora ch'ha venduto fumo, che è la parte sottile della cucina, fae, Signore, sonare una moneta, e giudica che 'l pagamento s'intenda fatto del suono ch'esce di quella. E così giudicò il Soldano che fosse osservato.
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