NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     prese messer Guglielmo per lo brazzo
     e menosselo in zambra a lato al letto,
     ragionandosi insieme con sollazzo;
     e, per giucar, la donna e 'l cavaliere
     fece venir gli scacchi e lo scacchiere.

     Da poi ch'egli ebbon tre giuochi giuocato,
     la duchessa, ch'Amor sovente sprona,
     disse: - Messere, avete disiato
     già gran tempo d'avere mia persona;
     or prendete di me ciò che v'è a grato. -
     Ed abbracciandol gli baciò la gola,
     poi gli baciò ben cento volte il viso,
     prima che 'l suo dal suo fosse diviso.

     Ed abbracciandol gli dicea: - Amor mio,
     perché mi fate d'amor tanta noia?
     Deh, contentate 'l vostro e mio disio!
     prendiamo insieme dilettosa gioia,
     io ve ne prego pell'amor di Dio,
     o dolce amico, prima ch'io mi muoia!
     Se mi lasciate così innamorata,
     oimè, lassa, in mal punto fui nata!


     Messer Guglielmo disse con rampogna
     vedendo alla duchessa tanto ardire:
     - Chi mi donasse tutta la Borgogna,
     tal fallo io non farei a lo mio sire,
     prima che gli facessi tal vergogna,
     certo mi lascere' prima morire.
     E voi, madonna, prego in cortesia
     che giammai non pensiate tal follia.

     - E la duchessa si tenne schernita,
     e disse a lui:- Malvagio traditore,
     dunque m'avete voi d'amor tradita
     e fattomi così gran disonore?
     Per certo io vi farò torre la vita
     e farovvi morir con gran dolore!
     E a destrieri persona mai non monta,
     se vendetta non fo di cotal onta! -

     Partissi il cavalier doglioso e gramo,
     veggendo la duchessa piena d'ira,
     e quasi di pazzia menava ramo,
     sì dolorosamente ne sospira;
     e di partirsi quindi egli era bramo.
     E la duchessa ta' parole spira
     che giammai non l'amò per tal follia;


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