NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     egli stracciommi e' drappi e' fregi e i vai,
     e poco mi valea merzé chiamare:
     ond'io per questo non sarò giammai
     allegra, sed io nol veggio squartare,
     farne far quattro parti a' palafreni
     dall'inforcatura insino alle reni. -

     Ma 'l duca savio chiaramente vede,
     come si vede chiaro el bianco e 'l nero,
     che la duchessa mente, e non le crede
     e ben conosce che non dice il vero;
     ma pur le disse: - Donna, in buona fede
     a voi prometto, come sire intero,
     che d'esta offesa sia alta vendetta;
     ma non v'incresca s'io non la fo in fretta. -

     La duchessa rispuose con superbia,
     e disse: - Fate ciò che vi diletta;
     l'offesa è mia, e pure a voi si serba
     di chi m'oltraggia di farne vendetta.
     Lo 'ndugiar sì mi induce pena acerba;
     ma giurovi alla croce benedetta
     di giammai non parlarvi di buon cuore,

     se primamente el traditor non muore. -

     Partissi el duca da quel parlamento,
     secondo che raccontan le leggende,
     col cor gravato con tanto tormento,
     che 'n verità di Dio molto l'offende;
     e nella mente e nel proponimento
     el credere e 'l discredere contende,
     cioè che la duchessa gli mentisse
     o che messer Guglielmo lo tradisse.

     Tòrcessi el duca con sì caldo sangue,
     per ira avea rosso la faccia e gli occhi.
     Per temenza la sua famiglia langue,
     e que' che non languivano eran sciocchi;
     e di lui non sarebbe uscito sangue
     chi l'avessi tagliato tutto a rocchi;
     e sospirava come ferito orso
     dello dubievol caso ch'era occorso.

     Allora disse el duca a un car sergente:
     - Va' per messer Guglielmo e di' ch'io il voglio. -
     E, come e' giunse a lui immantanente,
     disse: - Messer, di voi forte mi doglio; -


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