NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     e sì gli raccontò el convenente
     della duchessa e ancora el cordoglio,
     e siccome l'avea d'amor richiesta,
     e la persona oltregiata e molesta.

     Messer Guglielmo disse al duca: - Sire,
     vostra duchessa parla gran follia,
     ched io mi lasceria prima morire
     ch'io vi facessi tanta villania;
     e non v'è cavalier con tanto ardire,
     che volessi dir mai che così sia,
     ch'io noi facci in sul campo mentitore
     e discredente come traditore.

     E, quando non bastasse questa scusa,
     io vi farò chiaramente vedere
     che in altra donna el mio amore usa,
     gradita, nobile e di gran potere,
     che solo sua bellezza guarda e musa.
     L'anima mia e 'l corpo ha 'n suo potere
     quell'alta donna della mia persona,
     e è figlia di regina di corona. -

     El duca disse allora: - E io vi comando,
     messer Guglielmo, che fra questo mese,

     a pena della vita esser in bando,
     che voi sgombriate tutto el mio paese;
     ma questo vo' che non s'intenda, quando
     voi mi facciate sì chiaro e palese
     di quella in cui avete speme messa,
     ch'io creda a voi e non alla duchessa. -

     Partissi el duca allor di quel consiglio,
     ed era alquanto men maninconoso.
     Messer Guglielmo con crucciato ciglio
     sen gì col cuore afflitto e pensieroso;
     e nel suo cuor diceva: - Fresco giglio,
     dama, lo nostro amor chiuso e nascoso
     convien ch'al duca tutto si riveli
     o ch'io dal tuo piacer mi fugga o celi.

     Di star lontano da te non è aviso
     né di menar mia vita en tal costume;
     ché, s'io fussi co' santi in paradiso,
     al luogo ove di gloria ha largo fiume,
     non sofferria di star da te diviso.
     Dama, fontana d'ogni bel costume,
     or mi conviene, oh doloroso basso!


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