Opere di letteratura italiana e straniera |
Egli tentò più volte e col capo e colle spalle se alzare potesse il coperchio, ma invano si faticava: per che da grave dolor vinto, venendo meno, cadde sopra il morto corpo dell'Arcivescovo; e chi allora veduti gli avesse, malagevolmente avrebbe conosciuto chi più si fosse morto, o l'Arcivescovo o egli. Ma poi che in sé fu ritornato, dirottissimamente cominciò a piagnere, veggendosi quivi senza dubbio all'uno de' due fini dover pervenire: o in quella arca, non venendovi alcuni più ad aprirla, di fame e di puzzo tra' vermini del morto corpo convenirli morire; o venendovi alcuni e trovandovi lui dentro, sì come ladro dovere essere appiccato. E in così fatti pensieri e doloroso molto stando, sentì per la chiesa andar genti e parlar molte persone, le quali, si come egli avvisava, quello andavano a fare che esso co' suoi compagni avea già fatto: di che la paura gli crebbe forte. Ma poi che costoro ebbero l'arca aperta e puntellata, in quistion caddero chi vi dovesse entrare, e niuno il voleva fare; pur, dopo lunga tencione, un prete disse: - Che paura avete voi? credete voi che egli vi manuchi? li morti non mangiano gli uomini, io v'enterrò dentro io. - E, così detto, posto il petto sopra l'orlo dell'arca, volse il capo in fuori e dentro mandò le gambe per doversi giuso calare. Andreuccio, questo vedendo, in piè levatosi, prese il prete per l'una delle gambe e fe sembiante di volerlo giù tirare. La qual cosa sentendo il prete, mise uno strido grandissimo e presto dell'arca si gittò fuori; della qual cosa tutti gli altri spaventati, lasciata l'arca aperta, non altramenti a fuggir cominciarono che se da cento milia diavoli fosser perseguitati.
|