Opere di letteratura italiana e straniera |
Di che costoro, avvisatisi come stato era, ridendo gli contarono perché s'eran fuggiti e chi stati eran coloro che su l'avean tirato. E senza più parole fare, essendo già mezza notte, n'andarono alla chiesa maggiore, e in quella assai leggermente entrarono, e furono all'arca, la quale era di marmo e molto grande; e con loro ferri il coperchio, che era gravissimo, sollevaron tanto quanto uno uomo vi potesse entrare, e puntellaronlo.
Andreuccio, temendo, v'entrò, ed entrandovi pensò seco: "Costoro mi ci fanno entrare per ingannarmi, per ciò che, come io avrò loro ogni cosa dato, mentre che io penerò ad uscir dell'arca, essi se n'andranno pe' fatti loro e io rimarrò senza cosa alcuna. E perciò s'avvisò di farsi innanzi tratto la parte sua; e ricordatosi del caro anello che aveva loro udito dire, come fu giù disceso, così di dito il trasse all'Arcivescovo e miselo a sé; e poi dato il pasturale e la mitra e i guanti, e spogliatolo infino alla camiscia, ogni cosa dié loro, dicendo che più niente v'avea. Costoro, affermando che esser vi dovea l'anello, gli dissero che cercasse per tutto; ma esso, rispondendo che nol trovava, e sembiante faccendo di cercarne, alquanto gli tenne in aspettare. Costoro, che d'altra parte erano sì come lui maliziosi, dicendo pur che ben cercasse, preso tempo, tiraron via il puntello che il coperchio dell'arca sostenea, e fuggendosi, lui dentro dall'arca lasciaron racchiuso. La qual cosa sentendo Andreuccio, quale egli allora divenisse, ciascun sel può pensare. |