NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La gentil donna, levatasi, disse che apparecchiata era d'udirla; ed entratesene sole in una sua camera e postesi a sedere, cominciò la contessa: - Madonna, e' mi pare che voi siate delle nimiche della fortuna come sono io; ma dove voi voleste, per avventura voi potreste voi e me consolare.
     La donna rispose che niuna cosa disiderava quanto di consolarsi onestamente.
     Seguì la contessa: - A me bisogna la vostra fede, nella quale se io mi rimetto e voi m'ingannaste, voi guastereste i vostri fatti e i miei.
     - Sicuramente - disse la gentil donna - ogni cosa che vi piace mi dite, ché mai da me non vi troverete ingannata.
     Allora la contessa, cominciatasi dal suo primo innamoramento, chi ell'era e ciò che intervenuto l'era infino a quel giorno le raccontò per sì fatta maniera, che la gentil donna, dando fede alle sue parole, sì come quella che già in parte udite l'aveva da altrui, cominciò di lei ad aver compassione. E la contessa, i suoi casi raccontati, seguì: - Udite adunque avete tra l'altre mie noie quali sieno quelle due cose che aver mi convien se io voglio avere il mio marito; le quali niuna altra persona conosco che far me le possa aver, se non voi, se quello è vero che io intendo, cioè che 'l conte mio marito sommamente ami vostra figliuola.

     A cui la gentil donna disse: - Madonna, se il conte ama mia figliuola io nol so, ma egli ne fa gran sembianti; ma che poss'io per ciò in questo adoperare che voi disiderate?
     - Madonna - rispose la contessa - io il vi dirò; ma primieramente vi voglio mostrar quello che io voglio che ve ne segua, dove voi mi serviate. Io veggio vostra figliuola bella e grande da marito, e per quello che io abbia inteso e comprender mi paia, il non aver da maritarla ve la fa guardare in casa. Io intendo che in merito del servigio che mi farete, di darle prestamente de' miei denari quella dote che voi medesima a maritarla onorevolmente stimerete che sia convenevole.


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