Quale esso fu lo malo cristiano,
che mi furò la grasta ecc.
Giornata quarta. Novella V
LA TRAGICA VICENDA DI SIMONA E PASQUINO
La Simona ama Pasquino sono insieme in uno orto, Pasquino si frega a' denti una foglia di salvia e muorsi: è presa in Simona, la quale, volendo mostrare al guidice come morisse Pasquino, fregatasi una di quelle foglie a' denti, similmente si muore.
F
U adunque, non è gran tempo, in Firenze una giovane assai bella e leggiadra secondo la sua condizione, e di povero padre figliuola, la quale ebbe nome Simona: e quantunque le convenisse colle proprie braccia il pan che mangiar volea guadagnare, e filando lana sua vita reggesse, non fu per ciò di sì povero animo che ella non ardisse a ricevere amore nella sua mente, il quale con gli atti e colle parole piacevoli d'un giovinetto di non maggior peso di lei, che dando andava per un suo maestro lanaiuolo lana a filare, buona pezza mostrato aveva di volervi entrare. Ricevutolo adunque in sé col piacevole aspetto del giovane che l'amava, il cui nome era Pasquino, forte disiderando e non attentando di far più avanti, filando, ad ogni passo di lana filata che al fuso avvolgeva mille sospiri più cocenti che fuoco gittava, di colui ricordandosi che a filar gliene aveva data. Quegli dall'altra parte molto sollicito divenuto che ben si filasse la lana del suo maestro, quasi quella sola che la Simona filava, e non alcuna altra, tutta la tela dovesse compiere, più spesso che l'altra era sollicitata. Per che, l'un sollicitando e all'altra giovando d'esser sollicitata, avvenne che l'un più d'ardir prendendo che aver non solea, e l'altra molta della paura e della vergogna cacciando che d'avere era usata, insieme a piaceri comuni si congiunsono; li quali tanto all'una parte e all'altra aggradirono, che, non che l'un dall'altro aspettasse d'essere invitato a ciò, anzi a dovervi essere si faceva incontro l'uno all'altro invitando.
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