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Opere di letteratura italiana e straniera |
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Giannelbo prestamente entrò nel doglio, e Peronella andata all'uscio aprì al marito, e con un mal viso disse: - Ora questa che novella è, che tu così tosto torni a casa stamane? per quello che mi paia vedere, tu non vuogli oggi far nulla, ché io ti veggio tornare co' ferri tuoi in mano: e, se tu fai così, di che viverem noi? onde avrem noi del pane? credi tu che io sofferi che tu m'impegni la gonnelluccia e gli altri miei pannicelli, che non fo il dì e la notte altro che filare, tanto che la carne mi s'è spiccata dall'unghia, per potere aver almeno tanto olio che n'arda la nostra lucerna? Marito, marito, egli non ci ha vicina che non se ne maravigli e che non facci beffe di me, di tanta fatica quanta è quella che io duro: e tu mi torni a casa con le mani spenzolate, quando tu dovresti essere a lavorare. - E così detto, cominciò a piangere e a dir da capo: - Oimè, bassa me, dolente me, in che mal'ora nacqui, in che mal punto ci venni! ché avrei potuto avere un giovane così da bene e nol volli, per venire a costui che non pensa cui egli s'ha recata a casa! L'altre si danno buon tempo con gli amanti loro, e non ce n'ha niuna che non n'abbia chi due e chi tre, e godono e mostrano a' mariti la luna per il sole; e io, misera me! perché son buona e non attendo a così fatte novelle, ho male e mala ventura: io non so perché io non mi pigli di questi amanti come fanno l'altre! Intendi sanamente, marito mio, che se io volessi far male, io troverrei ben con cui, ché egli ci son de' ben leggiadri che m'amano e voglionmi bene e hannomi mandato proferendo di molti denari, o voglio io robe o gioie, né mai mel sofferse il cuore, per ciò che io non fui figliuola di donna da ciò: e tu mi torni a casa quando tu dei essere a lavorare!
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