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Opere di letteratura italiana e straniera |
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Ultimamente, continuando costoro questo artificio così fatto, avvenne una notte che, dormendo la donna e Arriguccio stendendo il piè per lo letto, gli venne questo spago trovato; per che, postavi la mano e trevatolo al dito della donna legato, disse seco stesso: "Per certo questo dee essere qualche inganno". E avvedutosi poi che lo spago usciva fuori per la finestra, l'ebbe per fermo: per che, pianamente tagliatolo dal dito della donna, al suo il legò, e stette attento per vedere quel che questo volesse dire. Né stette guari che Ruberto venne, e tirato lo spago, come usato era, Arriguccio si sentì; e non avendoselo ben saputo legare, e Ruberto avendo tirato forte ed essendogli lo spago in man venuto, intese di doversi aspettare; e così fece. Arriguccio, levatosi prestamente e prese sue armi, corse all'uscio per dover vedere chi fosse costui e per fargli male. Ora era Arriguccio, con tutto che fosse mercatante, un fiero e un forte uomo; e giunto all'uscio e non aprendolo soavemente come soleva far la donna, e Ruberto che aspettava sentendo, s'avvisò esser quello che era, cioè colui che l'uscio apriva fosse Arriguccio: per che prestamente cominciò a fuggire, e Arriguccio a seguitarlo. Ultimamente, avendo Ruberto un gran pezzo fuggito e colui non cessando di seguitarlo, essendo altresì Ruberto armato, tirò fuori la spada e rivolsesi, e incominciarono l'uno a volere offendere e l'altro a difendersi.
La donna, come Arriguccio aprì la camera, svegliatasi e trovatosi tagliato lo spago dal dito, incontanente s'accorse che 'l suo inganno era scoperto: e sentendo Arriguccio esser corso dietro a Ruberto, prestamente levatasi, avvisandosi ciò che doveva potere avvenire, chiamò la fante sua, la quale ogni cosa sapeva, e tanto la predicò che ella in persona di sé nel suo letto la mise, pregandolba che, senza farsi conoscere, quelle busse pazientemente ricevesse che Arriguccio le desse, per ciò che ella ne le renderebbe sì fatto merito, che ella non avrebbe cagione donde dolersi E spento il lume che nella camera ardeva, di quella s'uscì, e nascosta in una parte della casa cominciò ad aspettare quello che dovesse avvenire. Essendo tra Arriguccio e Ruberto la zuffa, i vicini della contrada, sentendola e levatisi, cominciarono loro a dir male, e Arriguccio, per tema di non esser conosciuto, senza aver potuto sapere chi il giovane si fosse o d'alcuna cosa offenderlo, adirato e di mal talento, lasciatolo stare, se ne tornò verso la casa sua; e pervenuto nella camera adiratamente cominciò a dire: - Or se' tu, rea femina? tu hai spento il lume perché io non ti truovi, ma tu l'hai fallita! - E andatosene al letto, credendosi la moglie pigliare, prese la fante, e quanto egli poté menare le mani e' piedi, tante pugna e tanti calci le diede, tanto che tutto il viso l'ammaccò; e ultimamente le tagliò i capelli, sempre dicendole la maggior villania che mai a cattiva femina si dicesse. La fante piagneva forte, come colei che aveva di che; e ancora che ella alcuna volta dicesse: - Oimè, mercé per Dio - o - Non più - era sì la voce dal pianto rotta e Arriguccio impedito dal suo furore, che discerner non poteva più quella esser d'un'altra femina che della moglie. Battutala adunque di santa ragione e taglitile i capelli, come dicemmo, disse: - Malvagia femina, io non intendo di toccanti altramemti, ma io andrò per li tuoi fratelli e dirò loro le tue buone opere; e appresso che essi vengan per te e faccianne quello che essi credono che loro onor sia e menìntene; ché per certo in questa casa non starai tu mai più. - E così detto, uscito della camera, la serrò di fuori e andò tutto sol via. |