Opere di letteratura italiana e straniera |
Il che udendo Calandrino e veggendo che veduto era, pieno di cruccio e di dolore cominciò a gridare: - Oimè, malvagia femina, o eri tu costì? tu m'hai diserto, ma in fé di Dio io te ne pagherò! - e salita in una sua saletta e quivi scaricate le molte pietre che recate avea, niquitoso corse verso la moglie, e presala per le treccie la si gittò a' piedi, e quivi, quanto egli potè menar le braccia e' piedi, tanto le diè per tutta la persona pugna e calci, senza lasciarle in capo capello o esso addosso che macero non fosse, niuna cosa valendole il chieder mercé con le mani in croce.
Dove, come alquanto ebbero riguardato, dissero: - Che è questa, Calandrino? vuoi tu murare, ché noi veggiamo qui tante pietre? - e oltre a questo soggiunsero: - E monna Tessa che ha? e' par che tu l'abbi battuta: che novelle son queste - Calandrino, faticato dal peso delle pietre e dalla rabbia con la quale la donna aveva battuta, e dal dolore della ventura la quale perduta gli pareva avere, non poteva raccogliere lo spirito a formare intera la parola alla risposta; per che soprastando, Buffalmacco ricominciò: - Calandrino, se tu avevi altra ira, tu non ci dovevi perciò straziare come fatto hai; ché, poi sodotti ci avesti a cercar teco della pietra preziosa, senza dirci a Dio né a diavolo, a guisa di due becconi nel Mugnon ci lasciasti e venistene, il che noi abbiamo forte per male; ma per certo questa fia la sezzaia che tu ci farai mai. |