Opere di letteratura italiana e straniera |
Ciascun che v'era disse che ne voleva volentier mangiare: per che Bruno, ordinatigli e messo Calandrino tra loro, cominciatesi all'un de' capi, cominciò a dare a ciascun la sua; e, come fu per mei Calandrino, presa una delle canine, gliele pose in mano. Calandrino prestamente la si gittò in bocca e cominciò a masticare; ma sì tosto come la lingua sentì l'aloè, così Calandrino, non potendo l'amaritudine sostenere, la sputò fuori. Quivi ciascun guatava nel viso l'uno all'altro, per veder chi la sua sputasse; e non avendo Bruno ancora compiuto di darle, non faccendo sembianti d'intendere a ciò, s'udì dir dietro: - Eia, Calandrino, che vuol dir questo? - per che prestamente rivolto, e veduto che Calandrino la sua aveva sputata, disse: - Aspettati, forse che alcuna altra cosa gliele fece sputare: tenne un'altra - ; e presa la seconda, gliele mise in bocca e fornì di dare l'altre che a dare aveva. Calandrino, se la prima gli era paruta amara, questa gli parve amarissima; ma pur vergognandosi di sputarla, alquanto masticandola la tenne in bocca, e tenendola cominciò a gittar le lagrime che parevan nocciuole, si eran grosse; e ultimamente, non potendone più, la gittò fuori come la prima aveva fatto. Buffalmacco faceva dar bere alla brigata e Bruno: li quali, insieme con gli altri questo vedendo, tutti dissero che per certo Calandrino se l'aveva imbolato egli stesso; e furonvene di quegli che aspramente il ripresono.
Ma pur, poi che partiti si furono, rimasi Bruno e Buffalmacco con Calandrino, gl'incominciò Buffalmacco a dire: - Io l'aveva per lo certo tuttavia che tu te l'avevi avuto tu, e a noi volevi mostrare che ti fosse stato imbolato per non darci una volta bere de' denari che tu n'avesti. |