Calandrino, il quale ancona non aveva sputata l'amaritudine dello aloè, incominciò a giurare che egli avuto non l'avea.
Disse Buffalmacco: - Ma che n'avesti, sozio, alla buona fé? avestine sei?
Calandrino, udendo questo, s'incominciò a disperare; a cui Brun disse: - Intendi sanamente, Calandrino, che egli fu tale nella brigata che con noi mangiò e bevve, che mi disse che tu avevi quinci su una giovinetta che tu tenevi a tua posta, e davile ciò che tu potevi rimedire, e che egli aveva per cento che tu l'avevi mandato questo porco: tu si hai apparato ad esser beffardo! Tu ci menasti una volta giù per lo Mugnone ricogliendo pietre nere, e quando tu ci avesti messi in galea senza biscotto, e tu te ne venisti; e poscia ci volevi far credere che tu l'avessi trovata: e ora similmente ti credi co' tuoi giuramenti far credere altressì che il porco, che tu hai donato o ver venduto, ti sia stato imbolato Noi sì siamo usi delle tue beffe e conoscialle; tu non ce ne potresti far più: e per ciò, a dirti il vero, noi ci abbiamo durata fatica in far l'arte, per che noi intendiamo che tu ci doni due paia di capponi, se non che noi diremo a monna Tessa ogni cosa.
Calandrino, vedendo che creduto non gli era, parendogli avere assai dolore, non volendo anche il riscaldamento della moglie, diede a costoro due paia di capponi; li quali, avendo essi salato il porco, portatisene a Firenze, lasciaron Calandrino col danno e con le beffe.
Giornata ottava. Novella VI
LA VEDOVA BEFFARDA
Uno scolare ama una donna vedova, la quale, innamorata d'altrui, una notte di verno il fa stare sopra la neve ad aspettarsi; la quale egli poi, con un suo consiglio, di mezzo luglio ignuda tutto un dì la fa stare in su una torre alle mosche e a' tafani e al sole.
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