NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Natan lietamente rispose: - Figliuol mio, niuno è in questa contrada che meglio di me cotesto ti sappia mostrare, e per ciò, quanto ti piaccia, io vi ti menerò.
     Il giovane disse che questo gli sarebbe a grado assai, ma che, dove esser potesse, egli non voleva da Natan esser veduto né conosciuto: al quale Natan disse: - E cotesto ancora farò, poi che ti piace.
     Ismontato adunque Mitridanes con Natan, che in piacevolissimi ragionamenti assai tosto il mise, infino al suo bel palagio n'andò. Quivi Natan fece ad un de' suoi famigliari prendere il cavai del giovane, e accostatoglisi agli orecchi gl'impose che egli prestamente con tutti quegli della casa facesse che niuno ai giovane dicesse lui esser Natan; e così fu fatto. Ma poi che nel palagio furono, mise Mitridanes in una bellissima camera dove alcuno non vedeva, se non quegli che egli al suo servigio diputati avea; e sommamente facendolo onorare, esso stesso gli tenea compagnia.

     Col quale dimorando Mitridanes, ancora che in reverenzia come padre l'avesse, pur lo domandò chi el fosse: al quale Natan rispose: - Io sono un picciol servidor di Natan, il quale dalla mia fanciullezza con lui mi sono invecchiato, né mai ad altro che tu mi vegghi mi trasse; per che, come che ogni altro uomo molto di lui si lodi, io me ne posso poco lodare io.
     Queste parole porsero alcuna speranza a Mitridanes di potere con più consiglio e con più salvezza dare effetto al suo perverso intendimento: il qual Natan assai cortesemente domandò chi egli fosse, e qual bisogno per quindi il portasse, offerendo il suo consiglio e il suo aiuto in ciò che per lui si potesse. Mitridanes soprastette alquanto al rispondere, e ultimamente diliberando di fidarsi di lui, con una lunga circuizion di parole la sua fede richiese, e appresso il consiglio e l'aiuto; e chi egli era e per che venuto e da che mosso interamente gli discoperse.


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