Rispose: - Signor sì. Voi mi domandaste: quanto ha di qui al cielo. Veduto a punto ogni cosa, egli è di qui lassù trentasei milioni e ottocento cinquantaquattro mila e settantadue miglia e mezzo e ventidue passi.
Dice il signore: - Tu l'hai veduto molto a punto; come provi tu questo?
Rispose: - Fatelo misurare, e se non è così, impiccatemi per la gola.
Secondamente domandaste: "quant'acqua è in mare". Questo m'è stato molto forte a vedere, perché è cosa che non sta ferma, e sempre ve n'entra; ma pure io ho veduto che nel mare sono venticinque milia e novecento ottantadue di milioni di cogna, e sette barili, e dodici boccali, e due bicchieri.
Disse il signore: - Come 'l sai?
Rispose: - Io l'ho veduto il meglio che ho saputo: se non lo credete, fate trovar de' barili e misurisi; se non trovate essere così, fatemi squartare. Il terzo mi domandaste quello che si facea in inferno. In inferno si taglia, squarta, arraffia, e impicca, né più né meno come fate qui voi.
- Che ragione rendi tu di questo?
Rispose: - Io favellai già con uno che vi era stato, e da costui ebbe Dante fiorentino ciò che scrisse delle cose dello 'nferno; ma egli è morto; se voi non lo credete mandatelo a vedere. Quarto mi domandaste quello che la vostra persona vale; ed io dico ch'ella vale ventinove danari.
Quando messer Bernabò udì questo, tutto furioso si volge a costui, dicendo: - Mo ti nasca il vermocan; son io così dappoco ch'io non vaglia più d'una pignatta?
Rispose costui, e non sanza gran paura: - Signor mio, udite la ragione. Voi sapete che 'l nostro Signor Jesù Cristo fu venduto trenta danari; fo ragione che valete un danaro meno di lui.
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