La donna grossa disse: - Ohimè, trista, ch'io sono tutta trambasciata.
E forbendosi spesso il viso con uno sciugatoio, più per non essere conosciuto che per sudore che avesse sul volto, si pose con grande affanno a sedere dicendo: - Io l'aspetterò, ché per la gravezza del corpo non ci potrei tornare; ed anco se Dio facesse altro di me, non mi vorrei indugiare.
Disse il chenico: - Sia con la buon'ora.
Così aspettando, il prete giunse a un'ora di notte. Il popolo suo era grande: avea assai populane che non le conoscea. Come la vide al barlume, la donna archimiata, con grande ambascia, ed asciugandosi il viso, gli disse che l'avea aspettato, e l'accidente, e 'l perché. E 'l prete la cominciò a confessare. La maschia donna, com'era, fece la confessione ben lunga, acciocché la notte li sopravvenisse bene. Fatta la confessione, la donna cominciò a sospirare, dicendo: - Trista, ove n'andrò oggimai stasera? - Ser Tinaccio disse: - E' sarebbe una sciocchezza; egli è notte buia e pioveggina, e par che sia per piovere più forte; non andate altrove; statevi stasera con la mia fanciulla, e domattina per tempo ve ne andrete.
Come la maschia donna udì questo, gli parve essere a buon punto di quello che desiderava; ed avendo l'appetito a quello che 'l prete dicea, disse: - Padre mio, io farò come voi mi consigliate, perocché io sono affannata per la venuta che io non credo che io potessi andare cento passi sanza gran pericolo, e 'l tempo è cattivo, e la notte è, sì che io farò come voi dite. Ma d'una cosa vi prego, che se 'l mio marito dicesse nulla che voi mi scusiate.
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