- Lasciate andare messer Dolcibene, e io ve lo dico per bocca del signore.
Dissono i portinani: - Se il signore il dicesse qui in persona, noi non siamo per lasciarlo andare.
Messer Ugolino strigne le spalle, e tornasi con messer Dolcibene al signore, e dice quello ch'e' portinari hanno detto; E 'l signore mostra di adirarsi, e dice: - Dunque m'hanno i miei servi per così dappoco? per lo corpo e per lo sangue, che io scavezzerò loro le braccia su la colla.
Messer Dolcibene, che s'avvedea, dice al signore: - Deh non facciamo tanti atti; tu fai fare tutto questo, e fa' lo per istraziarmi; ma quando io mel porrò in cuore, io me n'andrò a tuo dispetto.
Disse il signore: - Se tu puo' far cotesta, o che vieni per licenzia e per bullette? vattene ogni ora, segnato e benedetto.
Disse- messer Dolcibene: - Vuo' tu, s'io posso?
Disse il signore: - Sì si, va' pur via.
E messer Dolcibene si parte, e vassene da uno luogo s'uccideano li castroni e' porci; e toglie uno coltellaccio, e tutto quanto l'avviluppò nel sangue, e sale a cavallo, e portalo alla scoperta in alto, mostrando che con esso avesse fatto omicidio; e dà degli sproni, correndo verso la porta. La gente grida: - Che è, che è? - E chi dicea: - Piglia; - e chi dicea: - Pigliate; - e messer Dolcibene gridava: - Oimè lasciatemi andare, ch'io ho morto il tedesco Cascialino.
Come la gente udiva questo, chi a man giunte gli priega drieto, e chi in un modo, e chi in un altro, dicendo: - Dio ti dia grazia che tu scampi, e che tu vada salvo.
Giugnendo alla porta, i portinari si fanno incontro per pigliarlo e con le spade e con lance, e averebbonlo fatto; ma come udirono lui dire, avere morto il tedesco Cascialino, le lance e le spade di piatto si menavano, e davano maggiori colpi che poteano su la groppa al cavallo, gridando: - Piglia, piglia; - ogni cosa feciono, perché fuggisse bene; e così, uscendo fuori della porta a spron battuti, s'andò con Dio.
|