Accordaronsi, quando l'oste e la sua famiglia fosse a dormire; e così feciono. Venuta l'ora, dice il terzo cieco che avea nome Grazia, ed era quello che era stato men cieco: - Ciascuno di noi segga, e nel grembo noveri tutti li denari ch'egli ha, e poi faremo la ragione; e colui che n'avrà più, ristorerà colui che n'avrà meno.
E così furono d'accordo, cominciando ciascuno annoverare. Quando ebbono annoverato, dice Lazzero: - Io trovo, secondo ho annoverato, lire tre, soldi cinque, danari quattro.
Dice Salvadore: - Ed io ho annoverato lire tre, danari due.
Dice Grazia: - Buono, buono! io ho appunto cinquantasette soldi.
Dicono gli altri: - Oh che diavolo vuol dir questo?
Dice Grazia: - Io non so.
- Come non sai? che dèi avere parecchi grossi in ariento più di noi, e tu ce la cali a questo modo: è la compagnia del lupo la tua: tu hai nome Grazia, ma a noi se' tu disgrazia.
Dice costui: - Io non so che disgrazia; quando colui dicea che ci dava un grosso, a me parea egli uno quattrino; e che che si fosse, come io vi dissi, io il mettea nella tasca: io non so; io serei leale come voi in ogni luogo, che mi fate già traditore e ladro.
Dice Salvadore: - E tu se', poiché tu ci rubi il nostro.
- Tu menti per la gola - dice Grazia.
- Anzi menti tu.
- Anzi tu; - e cominciansi a pigliare e dare delle pugna; e' denari caggion per lo spazzo.
Lazzero, sentendo cominciata la mischia, piglia la sua mazza e dà tra costoro per dividerli; e quando costoro sentono la mazza, pigliano le loro e cominciansi a batacchiare, e tutti li denari erano caduti per lo spazzo. La battaglia cresce, gridando, e giucando del bastone; li loro cani abbaiavano forte, e tale pigliava per lo lembo co' denti or l'uno or l'altro; e' ciechi, menando le mazze, spesso davano a' cani, e quelli urlavano: e così parea questo uno torniamento. L'oste, che dormia di sotto con la moglie, dice alla donna: - Abbiam noi demòni di sopra?
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