![]() |
Opere di letteratura italiana e straniera |
![]() |
Essendo il lunedì mattina venuto Bonamico al suo lavorìo per compiere quello che avea tolto a dipignere, e vedute gli alberelli de' suoi colori quale a giacere e quale sottosopra, e' pennelli tutti gittati qua e là, e le figure tutte imbrattate e guaste, subito pensò che qualche aretino, per invidia o per altre l'avessono fatto; e andossene al vescovo, dicendo, ciò ch'egli avea dipinte esserli stato guasto. Il vescovo, di ciò isdegnato, disse: - Bonamico, va' e rifa' quello che è stato guasto; e quando l'hai rifatto, io ti darò sei fanti co' falcioni, che voglio ch'egli stiano in guato con teco nel tal luogo nascosi, e qualunque vi viene, non abbiano alcuna misericordia, che lo taglino a pezzi.
E così deliberato, Bonamico rifece, si può dire, la seconda volta le dette dipinture; e fatte che l'ebbe, disse al vescovo a che punto la cosa era. Di che il vescovo subito trovò sei fanti armati co' falcioni, a' quali impose che fussono con Bonamico in certo luogo riposti presso alle dette figure; e se alcuno vi venisse a disfarle, subito il mettessono al taglio de' ferri. E così fu fatto, che Bonamico e' sei fanti co' falcioni si misono in guato a vedere chi venisse a guastare le dette dipinture. E stati per alquanto spazio, ed egli sentirono alcuno rotolare per la chiesa; subito s'avvisarono che fussono quelli che venissono a spignere le figure; e questo rotolare era il bertuccione con la palla legata a' piedi. Il quale subito accostatosi alla colonna del ponte, fu salito sul palchetto, dove Bonamico dipignea; e tramestando a uno a uno tutti gli alberelli, e mettendo l'uno nell'altro e pigliando l'uova e rovesciandole e fiutando, presi i pennelli e ora con l'uno e ora con l'altro, stropicciandoli al muro, ogni cosa ebbe imbrattata. |