NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     IL LEONE FA CAPITOLO

     E
     L lione udì una volta che i frati avevano fatto capitolo, laddove essi s'accusavano peccatori de' falli i quali ellino avevano commessi, rendendosene in colpa. Dice el lione: - O, se i frati fanno capitolo di tutti loro dinanzi al loro maggiore, io che so' il maggiore di tutti gli animali della terra, e so' signore di tutti loro, debbo io essere peggio di loro? - E subito fece comandare il capitolo a tutti gli animali, che venissero dinanzi a lui. E ragunandosi così, elli entrò in una sedia; e come fu dentro, elli fa comandare che tutti si ponessero a sedere intorno a lui. E così sedendo, disse il lione: - Io non voglio che noi siamo peggio che gli altri in questo. Io voglio che noi facciamo capitolo come fanno i frati, laddove voglio che si dica ogni peccato e male che si fa; però che essendo io el magiore, voglio saperli. Io ho sentito che molti pericoli so' stati fatti per voi. Io dico a chi tocca. E però voglio che ciascuno dica a me il peccato suo. Venite tutti a me a uno a uno accusarvi peccatori di quello che voi avete fatto. - Egli fu detto all'asino che andasse prima; e l'asino andò oltre al lione, e inginocchiossi e disse: - Missere, misericordia! - Dice il lione: - Che hai fatto, che hai fatto? dillo. - Dice l'asino: - Missere, io so' d'un contadino, e talvolta egli mi carica e pommi la soma della paglia e menami alla città per venderla: ebbi è stato talvolta ch'io ne tollevo un boccone, mentre ch'iò andavo, non avendosene il mio padrone: e così ho fatto alcuna volta. - Allora, dice il lione: - O ladro, ladro, traditore, malvagio; non pensi tu quanto male tu hai fatto? E quando potrai tu restituire quello che valeva quello che tu hai furato e mangiato? - E subito comandò che quest'asino fussè preso e fussegli data una grande carica di bastonate; e così fu fatto. Doppo lui andò la capra dinanzi al lione, e similmente si pone ginocchioni, domandando misericordia. Dice il lione: - Che hai fatto tu? O di' il peccato tuo. - La capra dice: - Signore mio, io dico mia colpa, ch'io so' andata talvolta in cotali orti di donne a far danno, e spezialmente in un orto d'una vedova, la quale aveva un suo orticello, dove erano molte erbucce odorifare, petrosello, maiorana, serpollino e anco del basilico; e molte volte feci danno di cotali cavoli, et anco di cotali arboscelli giovanelli; e tollero le cime che erano più tenere. E come io feci questo danno a costei, così anco ho fatto in molti orti; e talvolta feci danno per modo, che io non vi lassavo nulla di verde. - Dice il lione: - Doh! io mi so' abbattuto già a due coscienzie molto variate: l'una l'ha tanto sottile, che è troppo; e l'altro l'ha troppo grossa, come fa el ladro dell'asino. Tu ti fai una grande coscienzia di mangiare queste tali erbucce? Eh; va' in buon'ora! va', non te ne fare coscienzia doh! vattene alla pura, come fo io. Non bisogna dire di questo peccato; egli è usanza delle capre di fare a questo modo. Tu hai una grande scusa, imperò che tu se' inchinata a far questo. Va', va', ch'io t'assolvo, e non vi pensar più.


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