NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E io starò un mese che a buttiga non credo poter fare niente; e la mia famigliuola se n'assentirà. Va alle forche; che è indolita. Tu hai buon dire, tu che hai pieno il granaio. Oh questa mascella mi duolel Lassa dire a me, che l'ho rotta. E a colui se li rimenano parecchi denti. Oh io, che non so s'i' vedrò mai più lume di quest'occhio! Oh quante mani guaste e' ci ha! guarda la mia come sta. Anco sta peggio colui a chi tu desti. Il suo male non mi giova. I' m'ho pur questa. Come potrò io radere con la man guasta? o io scannatare? o io cimare? Non so io. E tu lo 'mpara: non ve' tu la mia che sta peggio che la tua? Mostra. Ah! ah! tu mi fai male. Peggio ti farà domattina il maestro. O quanti ce ne sono cascati stasera! e' ce n'ha più di sette, che dì questa semana non mangieranno di buona voglia. Tiri qui tu: odisti scoppio? tu m'hai data la mala sera. Lassa dire a questi poveretti; che ce n'ha dugento o più che di questo mese non guadagneranno denaio, per aver guasto chi le mani, chi le braccia, chi le mascella, chi la spalla, e chi qualche costola del petto; e chi è tutto pesto, e chi tramortito; e chi ha perduto mantegli, e chi giornee, e chi cappucci; che staranno altrettanto tempo prima che li possino rifare. Voi altri ricchi ve ne passate, ch'avete del guadagnato. Domattina si vedranno i begli occhi, i nasi e mascelle, e braccia a collo. O egli è usanza. Vero è; ma è cattiva. O ragioniamo d'altro. Ecco quattro schiere che hanno deliberato vincere la costa; non so che si sarà. Eccoli. Su su, O! o! o! e' sono un migliaio. Apre, apre, apre. Alla costa alla costa; vie su vie su; parate qui; stregnetevi insieme, che non passino. Su, su, attaccatevi a loro, e tirateli giù. Non vi verrà fatto. Ben lo vedrò: fatti qua.


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