NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Chi vedesse azzuffar costoro in piazza
     Con tanta pertinacia per la parte
     Avendo mille carte
     Non crederia che non fusser nimici,
     E l'altro dì son fratelli ed amici



     MASTRO CACCIA DA SCIANO

     Mastro Caccia da Sciano era sì in cerusica ed in fisica valentissimo, che veduto, senza dare medicina alcuna, in meno di due naturali ogni infirmità guariva perfettamente.

     E
     RA uno giovane a Sciano del distretto di Siena il quale Caccia avea nome, ed era ricchissimo, savio, cortese e costumato. Ed avendo studiato più anni a Bologna divenuto era valentissimo, e massime in poesia, tal che uno novo Tullio pareva; ed avendo seco un suo caro compagno della terra sua, che Amerigo era chiamato, gionto all'età di vinti anni, Amerigo essendo innamorato d'una fanciulla a Sciano, poco allo studio poteva attendare per l'amore portava a costei; e tanto contaminò il suo compagno Caccia, che di studio lo cavò, pensando che lui buon mezzano fusse a fare che lui l'avesse per moglie; e con questo a Sciano si ritornaro. E me onoratissimamente vivendo, non venendo fatto quello il perché tornaro a casa, deliberaro trarsi buon tempo. Caccia spesso mettendo tavola a' compagnoni, e molte cortesia facendo con cani, cavalli e famegli, e senza attendare ad altro, in poco tempo di ricco povero divenuto; accadde che uno suo zio avendolo più volte ripreso che massarizia facesse, il quale non molto meglio di lui faceva massarizia; li disse un giorno: Caccia, tu tieni modi che tu te n'andarai allo spedale; ed io te ne caverò. Caccia di questa parola sdegnato, rispose: Se io v'andarò, io n'uscirò con utile e con onore; e non fo già conto che voi me ne caviate; e partissi da lui.


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