NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 456
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Ora perché i miei compagni vorrebbero partire questa mattina, avendovi fatto buon servigio, vi prego che della promessa de' cento fiorini, che mi faceste, mi spacciate; ché i compagni m'aspettano per partire. Lo rettore vedutosi ben servito, con festa lo corse abbracciare, accettando essere ben servito da lui; e fatto provedere, fecero insieme buona colazione; poi profertosili in ciò che possibile li fusse, mandatoli a far dare i cento fiorini, come promesso li aveva, ed a buona partitosi da lui, come ebbe tocchi que' danari, maestro Caccia ed Amerigo subito montaro a cavallo; e più presto che potero sgombraro il paese, e verso Lombardia presero il cammino. Lo rettore sentendosi i letti sgombri d'infermi, contento si dimora.
     Maestro Caccia ed Amerigo in brevi dì furo in Lombardia (ove come giognevano i luoghi da medicare, in simil forma adoperavano le virtù loro), poi nella Magna e in Francia; in questo modo tanto li spedali ricercando, che in uno anno alla patria in casa loro con gran ricchezze di danari ritornano. Al rettore della Scala di Firenze tutto quello dì li durò degli sgombrati letti d'infermi l'allegrezza. I quali ammalati, saputo che quello maledetto medico s'era partito, tutti di mano in mano ne' propri letti dello spedale ritornano. Della qual cosa lo rettore ebbe gran cordoglio, ma, come savio, cognosciuto essere stato gabbato, si, tacque, e fe' a' suoi più che poté tacere la novella, per non avere col danno la vergogna. Maestro Caccia ed Amerigo ritornatisi a Sciano onoratamente con cavalli e famigli, e piena la borsa, tutta la vita loro durò in fare buon tempo, vivendo senza fare dispiacere a persona, sempre co' compagnoni a cacciare, uccellare o pescare, per modo che tutta la grazia del paese acquistano. Ed in breve tempo dopo la loro tornata accadde che quello zio di Caccia, essendo in bisogno, lo richiese di cento fiorini. Esso rispose: E' mi ricorda che voi, ieri fece quattordeci mesi, mi diceste che io andarei ancora allo spedale, ed andandovi, voi non,me ne cavareste. Sicché per quello proprio detto io vi risposi, che se io v'andarò, io ne tornerò con utile ed onore; e così ho fatto. Ora voi, che eravate allora sì ricco quando mi correggiavate, se modi avete saputo tenere d'impovarire, andate allo spedale ora un poco voi, che vi soccorra, come ho fatto io. E ben vi dico così, che si voi ne riuscite come io, arollo caro; e dove che non, io non sarò sì villano a voi, come voi colle parole fuste a me, che diceste non cavarmene. Io, se bisognarà, bene ve ne cavarò; ma provate prima un anno, come ho fatto io, e poi c'intendaremo. E da lui si parti; con Amerigo e altri suoi cari compagni all'usato ritrovandosi a far buon tempo; nel qual poi visse venticinque piacevoli anni, e ricco morì. Il zio per forza bisognò che andasse allo spedale, ove tutto 'l tempo della vita sua con vergogna e disagio dimorò. Però è buono chi altrui vuole riprendere, misuri prima di punto sé stesso.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]