NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E così per ordine tutta quella infermaria ricercò, ordinando a ciascuno varie medicine secondo i difetti. E comandato a chi li governava che quella sera non lo' dessero mangiare né bere niente, né parlassero a loro parola nessuna, e dato l'ordine a tutto, si partì, ed a sollazzo con Amerigo se ne andò, e all'ora competente all'albergo n'andaro, e tutta la sera e la notte stero in festa delle medicine da farsi a quelli infermi.
     Di tutto questo lo rettore non sa niente. Ma quelli infermi, partitosi 'l maestro, tutti impauriti delle crudeli medicine che sostenere lo' conveniva, diceva l'uno all'altro ne' letti vicini: Chi diavolo è costui, che l'uno vuoi lesso e l'altro arrostito, l'altro fritto? Se noi l'aspettiamo, costui ci uccidarà tutti quanti.

     Disse uno di loro: Io non l'aspettarò già io. Rispose l'altro: Gnaffe! né io. E così discorrendo deliberano tutti partirsi, e così seguitare l'uno l'altro a gara. Veduto il tempo, la sera tutti de' letti usciro, ed alla fila dello spedale si partiro; e chi ad altri spedali, e chi ad alberghetti, e quali a casa loro per due sere s'alloggiano, tantoché quel maladetto medico si partisse, come detto aveva. Poi la mattina per tempo più e più famegli di casa con allegrezza corsero al rettore dicendo: Buone novelle. Quello benedetto medico, che voi ieri ci mandaste, ha più giovato in tre ore, che gli altri medici in tre mesi. Laudato sia Dio, che tutti son guariti, ed itisi con Dio; che tutti i letti sono tutti sgombri. Il rettore questo inteso, n'ebbe grande allegrezza, e maggiore quando vide coll'occhio vote tutte le letta; e aggiongendo le mani alte, disse: Ringraziato sia Dio, che tanta spesa è cessata a questa santa casa. E coi suoi frati commendando le innumerevoli virtù di maestro Caccia, intanto giunse il maestro col suo discipulo Amerigo, e salutato il rettore e la compagnia, disse: Missere, laudato sia Dio, ch'e' vostri infermi sono tutti sanati e guariti a perfezione.


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