NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ma sia quel che si vòle, io così l'amo. -

     E così lamentando ebbe voltata
     Verso il faggio la vista lacrimosa:
     - Beati fior - dicendo - erba beata,
     Che toccasti la faccia graziosa,
     Quanta invidia vi porto a questa fiata!
     Oh quanto è vostra sorte aventurosa
     Più della mia! Che mo torna a morire,
     Se sopra, lui a me, dovesse venire. -

     Con tai parole il bianco palafreno
     Dismonta al prato la donzella vaga,
     E dove giacque Ranaldo sereno,
     Bacia quelle erbe e di pianger se appaga,
     Così stimando il gran foco far meno;
     Ma più se accende l'amorosa piaga.
     A lei pur par che manco doglia senta
     Stando in quel loco, et ivi se adormenta.
     (Da L'Orlando Innamorato, Libro I, Canto III, 32-50)



     ANTONIO CORNAZZANO

     NOVELLA DETTA LA DUCALE
     El duca Francesco innamorato essendo, ripreso in quella etade d'amorosare, risponde alli ambasciatori come signore, e gli convince. Madonna duchessa poco poi gli fa alla fila molte beffe, el schermisse in quelle sue fantasie d'amore, stravestendosi, e mutandosi in abito della sua amanza; et a tanto l'induce, che lo fa dormire con una vecchia. El duca accorto della zarda castiga detta vecchia con le pugne; ma per non essere vergognato alfine, le marita una figliuola, et a suo costo gli mette silentio senza avere, né di lei, né de l'altre uno piacere.


     I
     L duca Francesco Sforza, che per la sua immensa felicità congiunta alla virtù, fu a gli nostri giorni appellato figliuolo della fortuna, ebbe una anima tanto capace de strali d'amore in gioventude, che mai non campeggiò d'estate, o verno, che non volesse anco la notte aver sotto il padiglione con cui fare scontro; et di novo fatto d'arme a corpo a corpo, con bellissimi visi avere onore: et fu tanto vigoroso di naturale prosperità, che ancora fatto vecchio e duca di Milano, l'arte da gioventù sua imparata, non se la seppe mai dimenticare; peroché, conte il proverbio dice, il lupo muta il pelo, ma non il vezo: e tanto meno in lui mutare il puote, quanto che Milano sempre di bellissime donne fu copioso, delle quali lui parimente fu appetitoso; e se pur l'età ponderosa di molti anni, el governo del stato non lassavano come prima seguire la bona usanza, e mancava di lega al paragone; non è che a tutto suo potere non si sforzasse; e dove i fatti non erano bastanti, supplicava con dolcissime parole, le parole però giovine e bella fare contenta ponno; e di questo io, che anni dieci fui nella sua corte, richiesto spesso da sua signoria d'amorose lettere e di sonetti, qualche testimonianza rendere posso.


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