NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Et così messer Angelo fatto al compagno con la coda dell'occhio un piccolo segno, incominciarono così a dirgli brevemente: - Illustrissimo signore, quando vostra eccellentia ce 'l concederà diremo un poco di uno nostro parere, assai ad onore et prosperità di quella pertinente.
     Il duca larga et ampia licentia a quelli data, gli concede, e li prega che dicano tutta la volontà sua. Et messer Angelo all'ora incominciò arguirgli in questa forma: - Credo, eccellente signore, che voi più fiate abbiate udito dire, che amor e maestà non si conviene, né queste due signorie si comportano, o vero dimorano insieme in una sede, peroché al principale conviene aver pensieri alti et eccelsi, per governo dello stato, e de gli popoli, ne' quali mai non è di che da dire e da fare assai non occorra. Ad amare bisogna avere uno cervello tutto contrario, molli e lascivi pensieri dentro dell'animo; subietione ad un vile animale, et imperfetto, cioè alla femina, dilettatione di molte cose vane, e di poco pregio, come è danzare, sonare, vedere feste, et udir dolci canti: le quali cose da signorile gravità son molto aliene, se non fatte per onorare i tempi, et le conditioni delle gran corti. Noi per tanto più volte entro Firenze ragionando de principi italiani, avemo la maestà del re Alfonso, et la signoria vostra preposti a tutti, sì per la gloria di chiarissimi fatti in mare e in terra, sì per governo di grandi e magni stati, che entrambi con la spada in mano acquistati avete, i quali stati non sono di men fatica a sostenerli e reggerli con lode' grandissima dalle genti, che si sia dal principio ad ottenerli. Solo in questa parte per comune openione vi condannamo, che tutti duoi voi troppo vi lassate perdere in questo amore. Quello né dì, né notte par che abbia riposo, se non tanto, che con la sua Lucretia si trastulla e quanto può vederla o intendere di lei, quello che ne sia. Vostra signoria similmente tanto quanto questa sua amorosa vede et ode, pare che sia satisfatta in ogni cosa, posterando il governo del stato e della corte, et anco qualche altro debituzzo, el quale scado qua la signoria di madonna duchessa, sarebbe meglio di non riferirlo. Onde seben di me medesimo, che son dell'età vostra, mi ricordo, e 'l mio valore sento in questa parte, consiglio voi che diate loco a molte virtudi, prima al tempo incongruo a tal arte; poi avendo fatto voi in gioventù la parte vostra, lasciate consequentemente per debito naturale fare la sua a gli altri. Voi in questa vostra corte avete quattrocento scudieri, giovani, e belli tutti, più atti alle lascivie et ad amorosare, che a reggere stato; lasciate questo a loro che è sua arte, e vostra signoria attenda ad altro per adempire la mente ci desiderio di tutti i popoli d'Italia, che tengono voi uno de' dignissimi principi del mondo.


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