NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Così disse messer Angiolo ai sopradetto signor duca Francesco Sforza, el quale così ancora lui molto più argutamente gli rispose: - Magnifici ambasciatori, se altro che voi una amonitione simile mi facesse, penserei veramente che qualche malignità gl'interpellasse, e si movessero come i nimici d'ogni mio piacere; ma voi che ho per superiori fratelli in ogni loco, credo che solo ignorantia di tanta gentilezza v'abbia spinti. Lasciamo stare che sia presso i popoli d'Italia in tanta stima, e che abbia in questo dolce errore avuto la maestà del re Alfonso per compagno: a lui come a prudentissimo signore, lascerò fare la scusa sua, et io per me ne farò la mia. Voi sapete, magnifici oratori, che dal dì che annegato Sforza in la Pescara, la regina Giovanna mi confirmò il baston capitaniale, io mai non ebbi, posso dire, ora di bene; sempre per questo, et sempre quello stato a difendere, et offendere; mandato e comandato per quelle signorie che m'assaldarono; come saccomanno della fortuna son giorno et notte stato senza distintione di tempo in su la sella armato e disarmato in mezzo i ferri, tra insidie de' nimici, e ancora d'amici; quando al vin, e quando a l'acqua, ora a stame e boni capponi, et ora alle rape: et voi et gli altri potentati per cui le guerre mie si agitavano, nelle murate terre vostre ben sicuri, in feste et in solazzo dispensati il tempo, a fonti et a giardini con belle donne, spargendo acqua con mano ne' chiari visi, quando i soldati miei spargeano il sangue; arpe e liuti chiamavano voi al ballo, quando la tromba noi chiamava a l'arme; al suono del tin tin tin voi entravi in danza, noi col tan ta ra ra fora a far carne; le zazare voi pettinate alle fresche ombre, noi sotto l'elmo al sole ardente con scaramusare di lanze, et menare spade, sonando in fino al cielo de tich tach, con gran periculo della vita e gran sudore tentavamo de gli osti avere vittoria. Per le quali allegationi non simulate a voi, come predetto abbiamo, è manifesto che pochi dì di requie, o di bon tempo fino alla presente etade avuti abbiamo.


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