NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ora, dopo tale desinare, questi commensari si partirono tutti e tre in compagnia; e dopo alquanto di viaggio, trovato un fiume di bona larghezza e profondità, essendo tutti e tre a piedi - i frati per povertà e l'altro per avarizia - fu necessario, per l'uso della compagnia, che uno de' frati, essendo discalzi, passasse sopra i suoi omeri esso mercantuolo onde datoli il frate a serbo i zoccoli, si caricò ditale omo.
     Onde accadde che, trovandosi esso frate in mezzo del fiume, esso ancora si ricordò de la sua regola; e fermatosi, a uso di San Cristofano, alzò la testa inverso quello che l'aggravava, e dissi: - Dimmi un poco, hai tu nissun dinari addosso? - Ben sai - rispose questo - come credete voi che mia pari mercanti andassin altrementi attorno? - Oimè! - disse il frate - la nostra regola vieta che noi non possiamo portare danari addosso. - E subito lo gettò nell'acqua. La qual cosa, conosciuta dal mercante facetamente la già fatta ingiuria essere vendicata, con piacevole riso, pacificamente, mezzo arrossito per vergogna, la vendetta sopportò.




     IL GIGANTE

     C
     ARO Benedetto Dei, per darti nuove de le cose qua di Levante, sappi come del mese di giugno è apparito un gigante che vien di la diserta Libia. Questo gigante era nato nel mont'Atalante, ed era nero, ed ebbe contro Artaserse cogli Egizi e cogli Arabi, Medi e Persi; viveva in mare delle balene, gran capidogli e de' navili. Caduto il fier gigante per la cagione de la insanguinata e fangosa terra, parve che cadessi una montagna, onde la campagna a guisa di terremoto con ispavento a Plutone infernale. E per la gran percossa ristette sulla piana terra alquanto stordito. Onde subito il popolo credendo fussi morto di qualche saetta, tornando la gran turba a guisa di formiche che scorrano furiando per lo corpo del caduto rogero, così scorrendo per l'ampie membra e le traversando con ispesse ferite. Onde risentito il gigante e sentendosi quasi coperto da la moltitudine, subito sentendosi cuocere per le punture, mise un muglio che parve fussi uno spaventoso tono; e, posto le mani in terra e levato il pauroso volto, e postosi una delle mani in capo, trovossebo pieno d'uomini appiccati a' capegli, a similitudine de' minuti animali che tra quegli sogliono nascere: onde, scotendo il capo, gli omini faceano non altramenti per l'aria che si faccia la grandine, quando va con furor di venti. E trovossi molti di questi uomini esser morti da quegli che gli tempestavan addosso, po' ritto co' piedi calpestando. E attenendosi a' capegli e' ngegnandosi nascondere tra quegli, facevano a similitudine de' marinai, quand'han fortuna, che corrono su per le corde per abbassar la vela a poco vento.


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