NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Illustra alquanto il mio misero core,
     Soccorrimi che mai non sia sommerso:
     Prestami grazia, Padre salvatore,
     Di ricontare in rima qualche verso
     Di dui amanti molto disgraziati,
     Che per fortuna insieme fur trovati.

     Era in quel tempo un principe pagano,
     Di Salerno tenia la signoria;
     Per nome si chiamava Ottaviano,
     Magnanimo guerrier di vigoria:
     Facea gran guerra a ciascun prossimano,
     Tanta era in lui gran forza e gagliardia:
     Avea un suo figliuol gentile e bello,
     Il nome era Magnifico Ottinello.

     Dall'altra parte un signor possente
     Principe era di Capua gentile,
     In fatti d'arme astuto, atto e valente,
     Valoroso, gagliardo e signorile.
     Teneva seco una infinita gente,
     Come d'un Re tenia sua corte e stile:
     Aveva una sua figlia accostumata,
     Giulia bella per nome era chiamata.


     Erano l'un con l'altro gran nemici,
     E ogni dì facevano gran guerra:
     Scorrendo andavan per quelle pendici,
     Palazzi e case gittando per terra;
     E ben mostravan non essere amici;
     Per tanta crudeltà che in lor si serra
     Sforzavasi ciascun di darsi morte,
     Facendo scorrerie sino alle porte.

     Venne per caso che un suo servitore
     Fuggì di corte al signor Capuano,
     Tutto disposto dentro dal suo core
     Gir a servire il signor Ottaviano.
     Conciossi col figliol pien di valore,
     Con Ottinello, fior d'ogni pagano:
     E Ottinello gli ebbe dimandato
     Dell'esser del signore e del suo stato.

     Di punto in punto ogni cosa diciva,
     E come la sua corte era ordinata,
     E come che a tavola serviva
     Di quella sua figliuola dilicata,
     Che mai al mondo un'altra sì gioliva
     Possibil non sarìa aver trovata:


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