NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 527
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Ebbe Ottinello il falcon seguitato.

     Era in quel fiume una galea rivata
     Di Cipriotti, armata di ragione.
     In terra di galeotti gran brigata
     Dismontorno per far qualche prigione:
     E la fortuna cruda e dispietata
     Li fe' veder Ottinello garzone:
     Preso e ligato fu quel giovinetto,
     In galera il portor di peso stretto.

     Alla volta di Cipro i marinani
     Portan el giovinetto per certano,
     Credendo di piglianne gran denari:
     E comperollo un povero ortolano
     Trenta talenti d'or senza disvani.
     Il povero Ottinello con sua mano
     Bisognava zappasse tutto l'orto,
     Che di fatica venne come morto.

     Bisogna alquanto Ottinello lassare
     E ritornare a Giulia polita.
     Quando del sonno s'ebbe a risvegliare,
     Guardossi intorno già tutta smarrita:
     Non vide l'amator, prese a gridare:
     O Ottinello mio, tu m'hai tradita!

     Dove sei gito, lassa sventurata?
     Rimasta son tradita e ingannata.

     A pianger cominciò la giovinetta;
     Con gran lamento il petto si battia,
     Vedendosi rimasta si soletta.
     Ah sventurata me, così dicia:
     Crudel fortuna, tu sia maledetta!
     D'esser così tradita non credia.
     E prese i vestimenti di Ottinello,
     Vestissi che parea un garzoncello.

     Inverso Puglia prese suo cammino
     Con tutte quelle gioie che portava:
     Capitò al mar vestita da fantino:
     Piangendo con sospir si lamentava:
     Ah cruda corte, aspro mio destino
     Da questi miei martir presto mi cava!
     E lamentando al lito fu arrivata,
     Ov'era un'ostaria mal ordinata.

     Più e più giorni si fu riposata
     In quell'albergo con malinconia.
     Giulio da ciascheduno era appellata:
     Che fosse donna nessun cognoscia.
     Con grand'astuzia l'oste ebbe chiamata


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]